Il Premio Appiani per la traduzione letteraria a Federica Di Lella: le motivazioni della giuria
La giuria, presieduta da Lucinda Spera e composta da Anna D’Elia, Ornella Tajani, Liana Tronci e Maria Laura Vanorio, ha assegnato a maggioranza il premio “Lorenzo Claris Appiani” 2022 a Federica Di Lella per la traduzione del romanzo La sete di Marie-Claire Blais (Safarà 2021). Primo volume eponimo di un ciclo di dieci romanzi, paragonato per ampiezza e ambizione alla Recherche proustiana, La sete è l’incipit di un grande affresco contemporaneo, in cui l’autrice quebecchese, deceduta nel novembre 2021, affronta la questione del bene e del male universali, raccontando la marginalità, attraversando temi politici e descrivendo la bellezza e l’orrore del mondo; non a caso Blais si riteneva una scrittrice umanista.
Questo ciclo di romanzi è stato definito come una lunga frase di quasi tremila pagine, in cui la punteggiatura forte è rarissima e il flusso narrativo mira ad avvolgere e trascinare il lettore. Federica Di Lella ha condotto un lavoro mirabile, operando sul ritmo della singola frase e seguendo il movimento interno del testo, restituendo inoltre la complessità polifonica dell’opera, caratterizzata da decine di personaggi che si esprimono spesso attraverso le forme del monologo interiore. Modulando e armonizzando le diverse voci, Di Lella è stata in grado di dirigere in traduzione ciò che Marie-Claire Blais considerava il proprio, personale «coro di miserie umane», governando le diverse risorse della lingua italiana e rispettando l’alternanza dei registri linguistici. Grazie al lavoro della traduttrice, e al coraggio della casa editrice che ha creduto in questo progetto, anche il pubblico italiano può oggi godere della narrazione così peculiare del roman-poème di Blais, ormai consacrato come un classico della letteratura francofona contemporanea